Pigkappa ha scritto: ↑7 set 2023, 19:47
Due pezzi rettangolari di metallo vengono uniti ad angolo retto, formando una guida con due superfici, che viene poi inclinata di un angolo
. Una sfera di legno scende giu' per la guida, rotolando senza strisciare. La figura mostra l'immagine di lato, e poi frontalmente, vista dal basso.
1.) Quale punto sulla superficie della sfera ha massima velocita' istantanea?
2.) Se
e' la velocita' con cui scende la sfera, che velocita' ha quel punto?
3.) Quanto vale, al minimo, il coefficiente di attrito statico tra metallo e legno?
Questo è un problema parecchio interessante, che tuttavia si presta a varie interpretazioni, alcune delle quali veramente complicate da dipanare e risolvere. Meglio ancora, è possibile dire che tale caso teorico chieda e ammetta di essere risolto guardando ad una situazione fisica quanto più realistica possibile, di cui le idealizzazioni sono casi limite che, in linea di principio, andrebbero osservati e analizzati soltanto dopo aver affrontato il modello più generale possibile. Poiché la configurazione reale sarebbe lunga da risolvere e discutere, e per di più non così proficua, dal punto di vista dei dati a disposizione, come il caso banale, si sceglierà quest'ultimo come particolare argomento dello svolgimento di questo problema. Parimenti, tuttavia, non si vuole precludere la possibilità di affrontare il problema dalla radice della sua esistenza: per questo motivo, in chiusura di lettura (cfr.
Conclusione), si offrirà un possibile (soltanto tale, con nessuna ulteriore pretesa) spunto per una teoria leggermente più complessa.
In prima istanza, si consideri la situazione fisica.
1.) Nel modello fisico mostrato in basso, è ben visibile come la sfera tocchi la doppia guida in due punti di contatto
e
in modo che, in essi, la palla sia tangente, rispettivamente, alle due barre sinistra e destra che compongono il profilo della guida: dal momento che la sfera è assimilabile a un corpo rigido omogeneo (costituito da una distribuzione continua della massa, con densità in ogni suo punto costante nel tempo e con una forma determinata invariabile nel tempo tale che la distanza tra due suoi punti qualsiasi rimanga immutata nel tempo), ogni punto giacente nell'asse passante per i due punti di tangenza è fermo rispetto all'incavo a V.
Pertanto, se la sfera rotola senza slittare, essa compie una rotazione: l'asse di rotazione, attorno al quale tutti i punti della sfera ruotano con una comune velocità angolare
, è quello passante per
e
(raffigurato in alto con una linea rossa tratteggiata). La velocità lineare istantanea
dei punti della sfera rispetto al centro di massa
di quest'ultima, più impropriamente detta velocità di rotazione dei punti periferici della ruota, è data dal prodotto vettoriale
, ove
è il vettore posizione, perpendicolare all'asse
, di un punto della sfera rispetto al centro di massa. Dunque, la velocità lineare istantanea è massima quando massimo è il prodotto vettoriale. Poiché il prodotto vettoriale in esame si calcola come:
, con
angolo compreso tra il vettore velocità lineare
e il vettore posizione
, allora esso sarà massimo in corrispondenza del valore massimo di
, cioè
, che si ha per
. Pertanto, la massima velocità istantanea è posseduta dalla sfera nel punto avente
perpendicolare a
, cioè parallela all'asse di rotazione. Poiché, se il corpo ruota attorno ad un asse fisso passante per i punti di contatto, la velocità di ogni punto della sfera è ortogonale alla congiungente del punto con il centro di massa
, allora questa descrizione corrisponde al punto avente massima distanza (dunque, più lontano) dall'intersezione delle due lastre metalliche formanti la guida a doppia superficie (o, alternativamente, dall'asse di rotazione
), cioè
. In definitiva,
Q è il punto avente la massima velocità istantanea, di modulo
,
dove
è la distanza del punto
dal centro di massa
, pari al raggio della sfera.
2.) In una condizione di puro rotolamento (senza l'occorrenza dello scivolamento), il punto di contatto tra corpo rotante e superficie di appoggio è istante per istante fermo. Poiché, nella particolare situazione mostrata nella Figura sopra, la sfera possiede due punti di contatto
e
con la guida a forma di V composta dall'assemblaggio dei due piani metallici rettangolari, allora l'asse di rotazione passante per
e
(mostrato in Figura con una linea rossa tratteggiata) è istantaneamente fermo, stazionario rispetto alla guida (dunque, la sua velocità assoluta
è nulla) mentre in ogni intervallo di tempo
tutti i punti della sfera ruotano attorno a tale asse geometrico con la medesima velocità angolare
(uguale rispetto a qualsiasi asse fisso si scelga). Per il teorema delle velocità relative in moto relativo per pura rotazione, si ha
, dove:
è la velocità assoluta di un qualsiasi punto della sfera;
è la velocità di trascinamento, ossia la velocità
del centro di massa
della sfera;
è la velocità lineare del generico punto della sfera rispetto al centro di massa, pari a
, dove
è il vettore posizione del punto rispetto al centro di massa e
è la velocità angolare costante con cui ruotano i punti del corpo attorno all'asse istantaneo di rotazione
. Per quest'ultimo, si ha:
, dove con
si indica il vettore posizione dei punti giacenti nell'asse di rotazione istantaneo
rispetto al centro di massa
e con
il modulo della distanza del centro dall'asse di rotazione. Poiché la condizione di puro rotolamento impone che la velocità dei punti di contatto (e dunque, in questo caso, dell'asse di rotazione) sia nulla, si ha:
. In modulo:
, con prodotto vettoriale massimo in quanto
. Detto
l'angolo formato dalle due lastre metalliche, dallo schema grafico sopra è possibile notare come l'angolo compreso tra l'asse di rotazione istantaneo passante per
e
e la congiungente al centro di ognuno dei punti di contatto
e
(coincidente con la misura del raggio
) sia pari a
. Dunque,
. Sostituendo nell'equazione di
, si ha:
.
Ricavando
dalla
, si ha:
. Sostituendo tale valore nella
riquadrata in alto:
. Poiché i due piani metallici della guida sono perpendicolari tra loro, l'angolo tra essi è
. Sostituendo nell'equazione di
poc'anzi riquadrata, si ha:
.
Analogamente al teorema delle velocità relative nei moti relativi per pura rotazione enunciato precedentemente, si ha:
.
Osservazione. Si noti come la velocità di un qualsiasi punto della sfera si possa calcolare moltiplicando il modulo della velocità del centro di massa per il rapporto tra la distanza di tale punto dall'asse istantaneo di rotazione e la distanza di quest'ultimo dal centro di massa. In questo specifico caso, la velocità
del punto
è data dal prodotto tra la velocità
del centro di massa
e il rapporto tra
(distanza di
da
) e
(distanza di
da
). Dunque:
, che corrisponde al risultato precedentemente trovato.
Nota. È errato sostenere che a muoversi con massima velocità istantanea sia il punto sommitale della sfera, ovvero il suo punto più alto: la corretta formulazione della proposta restituisce, invece, che il punto della sfera più lontano dall'intersezione dei due piatti metallici perpendicolari, ovvero quello ubicato alla massima distanza da quest'ultima (e, dunque, dall'asse di rotazione), abbia velocità lineare maggiore di ogni altro punto dello stesso corpo. Per corroborare ciò, si consideri un caso estremo particolare. Si supponga che i due pilastri metallici della doppia guida a V siano verticali: benché il disegno proposto come modellizzazione grafica della situazione fisica presenti una determinata immagine, raffigurante i piani della guida in posizione orizzontale, il testo del problema non sconfessa la possibilità di assumere una situazione del genere, dal momento che unica condizione vincolante posta da esso è l'ortogonalità delle due piastre, ivi ancora mantenuta. Si faccia riferimento alla Figura sottostante.
Questa situazione testé enunciata corrisponde al modello del problema (lamine della guida orizzontali e perpendicolari) ruotato di
in senso antiorario (o, alternativamente, orario). Si analizzino separatamente le condizioni dei due punti critici, quello situato in cima alla sfera e quello più lontano dall'intersezione dei piani del supporto a V.
Il punto
in cima alla sfera si trova a una distanza verticale pari a
sopra il centro di massa
e, giacendo sull'asse passante per quest'ultimo, dista orizzontalmente dall'asse di rotazione quanto
da
, cioè
. Dunque, la distanza complessiva di
da
è data dalla somma vettoriale delle distanze verticale
e orizzontale
, cioè, per il Teorema di Pitagora:
.
Adottando il procedimento dedotto nell'
Osservazione, si ha che la velocità del punto
più alto della sfera è data dal prodotto tra la velocità
del centro di massa e il rapporto tra la distanza
di
dall'asse istantaneo di rotazione
e la distanza
da esso del centro di massa
. Dunque:
. Dunque, la cima della sfera si muove molto più velocemente del centro di massa.
Il punto
massimamente distante dall'intersezione delle assi della guida preserva le medesime condizioni del modello a piatti orizzontali rispetto all'asse istantaneo di rotazione, distando da esso - anche se, stavolta, in orizzontale - sempre
. Dunque, anche in questo peculiare caso, la velocità di
quale punto precedentemente e specificamente definito, mantiene un modulo
.
Poiché
, allora
, dunque
. Dunque, si può concludere che
, cioè che la velocità di un punto alla massima distanza dall'intersezione dei piani metallici (ortogonali) è strettamente maggiore della velocità di un punto situato sulla vetta della sfera, e dunque corrisponde alla velocità lineare istantanea massima della palla.
3. Al fine di calcolare il minimo coefficiente d'attrito statico
tra legno e metallo, cioè tra sfera e guida, è necessario analizzare le forze (e i momenti torcenti da esse prodotti) agenti sul sistema da due differenti visioni, una frontale e una laterale; soltanto dopo, si potrà procedere con l'applicazione delle due equazioni cardinali, che permetterà di determinare la forza d'attrito
esercitata dalla guida sul corpo, quindi il minimo coefficiente d'attrito che la condiziona.
Si consideri prima la vista frontale, di cui è riportato uno schema grafico sotto.
Al centro di massa della sfera è applicata la forza peso
, agente verso il basso, perfettamente controbilanciata dalle due reazioni normali
e
fornite dai punti
e
della guida con cui il corpo è a contatto e dirette esternamente e perpendicolarmente alla direzione degli strati metallici. La reazione normale
esercitata sulla sfera dal punto di contatto
è scomponibile in una componente verticale
parallela all'asse passante per il centro di massa e in una componente orizzontale
perpendicolare a quest'ultimo; allo stesso modo, la reazione normale
esercitata sulla sfera dal punto di contatto
possiede una componente verticale
parallela all'asse passante per il centro di massa e una componente orizzontale
ad esso perpendicolare.
Le componenti parallela e perpendicolare di
sono pari a:
Parimenti, le componenti parallela e perpendicolare di
sono:
Poiché la sfera di legno è un corpo rigido supposto omogeneo avente massa
costante, il suo peso
è equamente distribuito sulla superficie di contatto, pertanto le due reazioni normali
e
applicate sulla massa ai due punti di contatto
e
sono uguali tra loro in modulo. Dunque,
. Sostituendo nelle precedenti equazioni delle componenti verticale e orizzontale, si ha:
In definitiva:
Negli stessi punti di contatto
e
, la guida esercita due forze frenanti contro-motrici, che si configurano come forze d'attrito di natura statica, in quanto i punti di contatto sono fermi allorché si instauri il regime di rotolamento: il loro scopo è quello di prevenire la possibilità delle forze di uscire dal caso di rotolamento, in modo che, se esse non intervenissero a preservare tale situazione, la sfera potrebbe facilmente slittare.
Considerando positivo il senso antiorario della rotazione della sfera, le due forze d'attrito svolgono l'azione frenante agendo in verso opposto a quello del moto del corpo, cioè collineare a quello del senso opposto a quello di rotazione (in questo caso, per le assunzioni precedenti, orario e negativo). Per le motivazioni precedentemente addotte, e poiché le forze normali con cui reagiscono i punti di contatto sono uguali in modulo, allora le forze d'attrito originate dai medesimi punti di tangenza condividono lo stesso modulo
.
Analizzata la vista frontale, si consideri adesso la vista laterale, raffigurata nell'immagine sottostante, che descrive il moto della sfera sul piano inclinato di
.
Si fissino gli assi normale
e tangenziale
come in figura. Il peso
dev'essere scomposto in una componente normale
e in una componente tangenziale
, con
angolo di inclinazione della guida.
La forza d'attrito totale
esercitata dal supporto sulla sfera agisce in direzione tangenziale, lungo
, in verso opposto alla componente parallela
del peso. Le due forze d'attrito statico
hanno stessi intensità, direzione e verso: dal momento che un osservatore solidale con la vista laterale, sommando le forze nella direzione
, vede la "reale lunghezza" del vettore forza d'attrito disegnato lungo la guida nella vista frontale, allora la componente totale
lungo
è data dalla somma delle stesse forze frenanti. Pertanto:
Poiché l'attrito totale
è minore della forza traente
, lungo
si produrrà uno sbilanciamento che farà traslare la sfera con un'accelerazione di caduta del moto di traslazione
pari a quella del centro di massa. Dunque, applicando la I Cardinale, lungo l'asse tangenziale l'equazione di moto è:
Per trovare l'equazione di moto lungo l'asse normale
, bisogna considerare che a controbilanciare la componente perpendicolare
del peso siano le reazioni normali originate dai punti di contatto, ma è necessario stabilire quali componenti (riconoscendo che relazione intercorra tra queste ultime) delle forze normali siano realmente implicate in direzione normale. Infatti, considerando la direzione delle normali nello spazio tridimensionale, si deve concludere che, guardando la situazione dalla vista laterale, non si vede la lunghezza reale del vettore, bensì la sua proiezione sul piano di osservazione. Com'è possibile notare dalla vista frontale, le componenti orizzontali
e
delle due reazioni normali
e
hanno medesima direzione e sono uguali in modulo e opposti in verso, dunque si annullano vicendevolmente, restituendo una componente orizzontale efficace pari a
. Infatti, la componente perpendicolare del peso è nel piano della pagina, mentre la reazione normale è rivolta verso la pagina con un angolo di
: pertanto, soltanto le due
componenti verticali delle reazioni normali, cioè quelle parallele al piano della pagina, bilanciano la componente normale del peso, non l'intera grandezza di
. Pertanto, a bilanciare
lungo
è una componente efficace
pari alla somma delle due componenti verticali
delle reazioni vincolari, uguali tra loro. Dunque:
.
Applicando la I Cardinale, l'equazione di moto lungo l'asse normale è:
.
Adesso, si applichi la II Cardinale calcolando i momenti torcenti netti delle forze rispetto al centro di massa della sfera (si otterrebbe il medesimo risultato applicando la seconda legge di Newton in forma angolare rispetto all'asse di rotazione passante per i punti
e
di contatto, cfr.
Nota in basso). Il momento
della forza peso
sarà nullo in quanto il peso
, essendo proprio applicato sul centro di massa, avrà distanza nulla dall'asse passante per quest'ultimo: avendo braccio nullo, anche il suo momento sarà nullo. Pertanto:
.
Anche il momento
delle reazioni normali
sarà nullo: queste ultime nascono sui punti di contatto ruota-guida, ma passano per il centro di massa, scelto come polo di riferimento; perciò, la distanza dal cardine sarà nulla e, non avendo braccio, il suo momento sarà pari a
. Pertanto:
.
L'unica forza ad avere momento è la forza d'attrito totale
, ossia le due forze d'attrito
, che hanno una linea d'azione tangenziale e che, essendo applicate nei punti di contatto appartenenti all'asse di rotazione
, distano
dal centro di massa. Il momento
della forza d'attrito totale è un momento cooperativo per la rotazione, in quanto permette al corpo di ruotare nel senso (antiorario) di avanzamento della ruota, preliminarmente considerato positivo, accelerando la palla nella corretta direzione. Esso sarà pari a:
.
Per cui, la somma dei momenti delle forze esterne è pari a:
.
In accordo alla II Equazione Cardinale, la somma dei momenti delle forze esterne deve produrre un'accelerazione angolare
. Dunque:
, dove
è il momento d'inerzia della sfera rispetto al centro di massa
. Sostituendo i termini che compongono la somma dei momenti esterni, si ha:
.
Si ricordi la condizione di rotolamento:
. Derivando:
. Sostituendo tale valore di
nella II Cardinale:
.
Mettendo a sistema le tre equazioni riquadrate:
.
Le due espressioni provvisorie della forza d'attrito
e della reazione normale
sono quindi:
.
Il momento d'inerzia
rispetto al centro di massa di una sfera piena è pari a:
. La distanza
del centro di massa dall'asse di rotazione
è pari a:
. Sostituendo tali valori nell'espressione di
, si ha:
.
Dunque, le espressioni di
e
sono:
.
La condizione da rispettare affinché il corpo non scivoli, ovvero perché l'attrito sia statico, è quella per cui l'attrito statico debba essere inferiore o uguale all'attrito statico massimo disponibile
, dunque:
, scrivibile come:
. Sostituendo i valori precedentemente riquadrati di
e
, si ha:
. Semplificando, si ha che il minimo coefficiente d'attrito statico legno-metallo è uguale a:
.
Benché non sia esclusa la possibilità che il coefficiente d'attrito statico sia maggiore di
, ci si aspetta che questo
sia compreso tra
e
, dunque
. Pertanto:
, da cui si ottiene:
.
Pertanto, ci si aspetta che l'angolo di inclinazione di un piano metallico della guida sia compreso tra un valore minimo
e un valore massimo
. Banalmente l'altro angolo di inclinazione sarà
, con
.
Nota. Si noti come sia possibile calcolare l'accelerazione
del centro di massa, proseguendo poi i calcoli che conducono alla valutazione di
, applicando la II Cardinale ai momenti calcolati rispetto all'asse di rotazione
, tramite l'utilizzo del Teorema di Huygens-Steiner (o teorema degli assi paralleli). Poiché le reazioni normali e le forze d'attrito originano dai punti di contatto
e
passanti per l'asse istantaneo di rotazione, allora i loro bracci (cioè, le loro distanze dall'asse) saranno nulli, e così anche i momenti. L'unica forza a compiere momento è la forza peso
, che dista dall'asse di rotazione
della guida inclinata di
e avrà momento
. Per il teorema degli assi paralleli, il momento d'inerzia
calcolato rispetto all'asse di rotazione è dato dalla somma tra il momento d'inerzia
rispetto all'asse parallelo passante per il centro di massa e il prodotto della massa
per il quadrato della distanza tra gli assi
. Pertanto:
, da cui:
, che corrisponde al valore di
precedentemente trovato. Infatti, si noti che il denominatore è il momento d'inerzia della massa attorno ad
, lo stesso che si è trovato usando il teorema degli assi paralleli. Si può anche ricavare una massa effettiva
tale che
.
Conclusione L'asse di rotazione della sfera ha una componente normale a ciascun piatto, quindi non si tratta di un rotolamento con contatto. In realtà, dovrebbe esserci uno slittamento rotazionale (quello che in gergo inglese è chiamato "rotational skid"), come una palla che giri su sé stessa su una superficie orizzontale: il caso di rotolamento senza scivolamento è, come detto, solo un'idealizzazione. Un possibile modello è quello in cui si supponga che la sfera "rotoli" su due sezioni coniche strette, in modo che ciascuna di esse entri in contatto istantaneo lungo una linea di lunghezza
. A causa dei diversi raggi delle sezioni, l'attrito su di esse agisce verso il basso dove il raggio è grande e verso l'alto dove è piccolo. Supponendo che la forza normale sia distribuita uniformemente lungo la linea, la forza di attrito netta dipende dalle lunghezze relative di queste due porzioni di
. Se queste lunghezze misurano
all'estremità di grande raggio e
all'estremità di piccolo raggio, la forza di attrito netta su ciascuna di esse è
verso l'alto della pendenza, con
coefficiente d'attrito dinamico, e con condizione
per definire il "contatto di rotolamento" in tale modello.